[Editoriale] - Partecipazione...
Riceviamo e pubblichiamo volentieri anche questo secondo commento in risposta all’editoriale “L’importante non è vincere ma partecipare” che trovate a questo link .
Mi inserisco di buon grado sugli spunti del bell’ editoriale di Michele sull’importanza di partecipare. Premetto che ne condivido l’impianto e il messaggio perchè mi pare che i soggetti cui erano dirette le sue riflessioni non fossero tanto gli atleti delle varie categorie o età, ma i dirigenti, gli allenatori, i supporter; quelli insomma che stanno attorno agli atleti e molto spesso ne influenzano gli stati d’animo o le stesse percezioni di se stessi.
Non dubito personalmente della bontà anche “terapeutica” del sano agonismo. Ne parlo da ex atleta che proprio all’agonismo deve l’aver superato bene alcune fasi critiche della propria adolescenza anche non essendo mai stato un campione, anzi forse proprio per questo, perchè mi sono dovuto concentrare sul duro allenamento di tutti i giorni per “sopravvivere” nella competizione, imparando, io “timido ed insicuro”, ad avere progressivamente fiducia nei miei mezzi e nella mia persona. Diversi invece sono certi climi e certe aspettative che attorno agli atleti troppe persone in veste diversa fanno crescere storpiando alle volte la misura delle cose e caricando eccessivamente, nel bene e nel male, di responsabilità gli atleti, specie i più giovani. Io vengo da una disciplina sportiva nella quale, ahimè, il raggiungimento del risultato è stato spesso, troppo spesso, l’obiettivo unico da raggiungere a qualsiasui costo, anche ai danni della salute degli atleti. Non ho trovato questo nel basket e sono felicissimo che entrambi i miei figli abbiano deciso (liberamente !!) di praticarlo dandomi l’opportunità di vivere una bellissima esperienza. Non nego però, e forse anche a questo si riferiva Michele, che più di qualche volta negli spalti tra i tifosissimi genitori, ho con dispiacere e preoccupazione, colto dei climi poco inclini alla “sana sportività” che dovrebbe sorreggere il “sano agonismo” degli atleti sul campo, anche tra le categorie più giovani. Per questo mi sento di sposare l’invito di Michele e con ciò magari di non avere nei giovani arbitri dei troppo facili ed ingiustificati bersagli/alibi e di capire che alle volte conviene applaudire di più un tiro che non entra pittosto che decine di punti di divario dagli avversari.
Mauro Scroccaro
da http://www.basketfavaro.it/
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